1964 – 2014, tutto è per sempre

giugno 25, 2014 at 9:20 pm

Ispirato da una storia vera.

Nel 1964 un’ email era una bacheca di vetro dietro cui leggere gli annunci che l’azienda voleva diffondere tra i dipendenti e Facebook era il tavolo della mensa dove i “mi piace” e gli “status” erano espressi con una parola o un’atteggiamento del viso.
George e Susan erano da poco entrati in British Airways e, in realtà, non volevano neanche partire per la luna di miele. Si erano sposati in un weekend di inizio estate e il lunedì erano di nuovo al loro posto di lavoro, all’ufficio relazioni col pubblico di Brentford.
Però quella locandina con il castello sulla cima dello stretto isolotto e le barche dei pescatori tutte intorno li aveva proprio incuriositi.
Dov’era quel posto? Non avevano mai sentito parlare di “Ischia”.

Il padre di Susan, durante la guerra, era sì sbarcato in Sicilia, ma si era beccato subito una pallottola in un ginocchio ed era stato spedito all’ospedale militare di Malta. Quindi l’Italia l’aveva appena intravista . Nonostante i mirabolanti racconti.
Chiesero, dopo molte titubanze, di far coincidere le ferie matrimoniali con qualche giorno di vacanza e partirono.

Nel 1964 le distanze erano più grandi. Atterrarono a Roma e con un treno lentissimo raggiunsero la pittoresca e caotica Napoli. Così tanto diversa dall’estrema periferia londinese dove abitavano.
Faceva caldissimo e arrivare al traghetto, nel porto, rappresentò forse la più grande avventura vissuta da entrambi fino a quel momento.
Sul ponte del traghetto verso Ischia guardavano il rumore dell’enorme città allontanarsi nella scia bianca sotto il volo dei gabbiani e pensavano di essere dei sopravvissuti.

Quello che li colpì all’arrivo nel piccolo porto di Ischia fu il verde che ricopriva ogni forma dell’isola che emergeva dall’azzurro dell’acqua.
Sembrava che Dio non avesse voluto lasciarle scoperto neanche un lembo per paura del sole. Chiaro, alto e caldo. Assolutamente un’altra stella rispetto a quanto conosciuto in patria.
Il tassista li portò in un piccolo albergo/ristorante che conosceva. Il viaggio fu particolare e impervio su un curioso mezzo a tre ruote tra strade dissestate e una vegetazione che sembrava volesse prendere il sopravvento su tutto.
Susan si teneva con una mano il largo cappello a falde che le aveva dato la madre e George cercava di non far rotolare le valige fuori dal trabiccolo. Dopo qualche minuto di viaggio si ritrovarono a guardarsi. Prima sorridendo e poi iniziando a ridere come ragazzini.

Hotel Europa Ischia vintage

Anni ’50, agli albori. Ristorante “All’Aranceto”

Li accolse una scritta con vernice su un pezzo di legno “Ristorante l’aranceto” e un signore alto, dall’aspetto sorprendentemente british, che spiegava che lui era il signor Buono, “Mr. Good”.
Susan chiese subito dove fosse il castello sull’isola.
“Mr Good”, per evitare confusioni interpretative indicò il piccolo corso del Borgo di Ischia Ponte.
Si sedettero sulla panchina di fronte all’isolotto con il castello sopra. Proprio come nella locandina della British Airways.
Erano stanchi, sudati, leggermente scossi ma irrimediabilmente e indelebilmente felici.

Alice alza per un attimo gli occhi dal suo smartphone e guarda nonna Susan assopita sulla poltrona davanti al televisore. Sorride.
Nonno George è in giardino. Sta potando le rose e mettendo a dimora dei bulbi che gli hanno detto fare fiori incredibili anche nella tiepida primavera inglese.
Alice si affaccia dalla finestra. Grida: ” Hei nonno, dov’è il “castello aragonese” in Italia?”.
George è come se sentisse, improvvisamente, sul viso un sole caldo a scottarlo. Lascia cadere le forbici.
Risponde: “Dov’è la nonna?”.

Una decina di minuti dopo, sotto input di George, la nonna è sveglia e Alice sta digitando in maniera rapida sul tablet.
“Ecco fatto nonno. Il posto adesso si chiama Hotel Europa e vi ho prenotato un soggiorno per una settimana con la tua carta di credito. Figo festeggiare così i vostri 50 anni di matrimonio!”.
Susan è preoccupata ma sorride a entrambi mentre accarezza i biondi capelli di Alice.

Con l’aereo, questa volta, arrivano direttamente alla città del caos: Napoli.
L’aeroporto però è organizzato e abbastanza efficiente.
Per forza! E’ gestito da gente della British Airways!
Il passaggio verso il traghetto è sempre “particolare”.
Dai finestrini del taxi guardano quel caos, più moderno ma sempre terrificante, come da fuori ad un acquario.

L’isola che gli si presenta davanti è meno verde ma affascinante e calda.
Sembra tutto più piccolo. I ricordi, chissà perchè, rendono più grande ciò che si è vissuto con emozione.
Arrivati all’Hotel Europa sia George che Susan hanno un sussulto quando vedono che dietro il banco della reception c’è lo stesso uomo che li aveva accolti 50 anni prima.
Per lui il tempo non è passato?
Invece quel nuovo “Mr Good” è il figlio. Altrettanto gentile e cordiale ma con più dimestichezza con l’inglese.
Susan ricorderebbe benissimo la strada per il castello ma gliela chiede comunque.
“You’re lucky. We’re very close to the castle”. “Siete fortunati. Siamo vicinissimi al castello”.
“We know it. We’re here again.””Lo sappiamo di essere fortunati. Siamo qui. Di nuovo.”

Quando Garibaldi arrivò a Ischia

aprile 8, 2014 at 1:46 pm

Ischia è sempre stata un’isola al centro della storia. Insieme alle altre perle del Golfo di Napoli, Capri e Procida, Ischia è stata un punto di riferimento per viaggiatori e personaggi più o meno noti che cercavano un buen retiro per riposare il corpo e la mente.

Merito delle sue acque termali, una caratteristica nota anche ai greci e ai romani che usavano le acque benefiche per rinfrancarsi dalle fatiche e dalle ferite di guerra. Una tradizione tramandata nel corso dei secoli che ha attirato nobili, ricchi, personaggi potenti da tutta europa. Ma anche un eroe. L’eroe dei due mondi: Giuseppe Garibaldi.

Garibaldi a Casamicciola Terme

Esatto. Uno degli ospiti più illustri di Ischia è stato Giuseppe Garibaldi.

Il 28 giugno 1862 Giuseppe Garibaldi sbarcò in Sicilia per arruolare un esercito di volontari e conquistare Roma difesa dall’esercito di Napoleone III (fonte). Il 29 agosto l’esercito regio tentò di fermare l’avanzata di Garibaldi che si dirigeva verso Roma per cacciare papa Pio IX: ci riuscì. Garibaldi rimase ferito alla coscia e al malleolo del piede destro.

Una brutta ferita. Passarono due anni e Garibaldi era ancora dolorante a causa del colpo ricevuto in Aspromonte. La ferita non era del tutto rimarginata, così scelse la verde Ischia per curare i dolori con le acque termali.

Corso Garibaldi Ischia

Garibaldi arrivò sull’isola il 19 giugno 1864 a bordo dell’Udine Yacht, proprietà del duca di Sutherland. Insieme all’eroe dei due mondi c’erano i suoi medici curanti: il dottor Albanese e il dottor Basile.

Il luogo prescelto per il riposo? Casamicciola. Garibaldi alloggiò prima nella villa Manzi, poi all’Hotel Belle Vue. Ovvero una villa ottocentesca di proprietà del signor Zavota. Le cure prescelte per il generale prevedevano le acque dell´Occhio e del Gurgitello.

Layout 1

Tanti anni sono passati, ma la tradizione per le acque benefiche resta. Garibaldi scelse l’Isola di Ischia per curare le sue ferite, e ancora oggi il turismo termale è una delle risorse principali della nostra isola.
A Ischia non mancano i centri termali che puoi scegliere per circondarti di coccole, e anche il nostro albergo ha grotta e piscina d’acqua termale che sgorga a una temperatura di 34 gradi e basta davvero poco per tramutare tutto questo in realtà!

Sulle tracce della storia, a Ischia

novembre 21, 2013 at 7:55 am

Ischia è isola del benessere grazie alle proprietà termali della sua acqua, ed è anche un luogo perfetto per chi ama dedicarsi alle spiagge, al mare e alle lunghe passeggiate immerse nella natura. Ma non solo. Ischia è anche una fonte inesauribile di storia.

Sì perché questa isola è sempre stata centrale nelle vicende del Mediterraneo. Questa centralità è testimoniata ancora oggi dai musei e dai siti archeologici che puoi visitare durante la tua vacanza a Ischia.

Un buon modo per unire il riposo con la cultura, non credi? Vuoi scoprire la grande storia di Ischia ma non sai da dove iniziare. Hai bisogno di una guida esperta. Non temere: l’hai trovata!

Museo Archeologico di Pithecusae

Iniziamo la tua vacanza culturale a Ischia con una visita al Museo Archeologico di Pithecusae, che si trova a Lacco Ameno. Qual è il tema di questa collezione? La storia dell’Isola di Ischia dalla preistoria al periodo romano.

Cultura Hotel Europa Ischia

Si parte dal Neolitico Medio Superiore 3500 ca. a.C. fino a raggiungere all’età romana passando, ovviamente, per quella ellenistica. Le sale di questo museo sono ospitate dalle mura di Villa Arbusto, antica masseria costruita nel 1785 da Don Carlo Acquaviva, Duca di Atri.

Museo di Santa Restituta

Ancora un museo da segnare in agenda per la tua prossima vacanza a Ischia. Un museo che raccoglie la grande eredità degli scavi si Santa Restituta e importanti reperti ritrovati durante il restauro della cappella omonima.

Il museo si divide in tre sale: nella prima si trovano le anfore votive della Santa, nella seconda sono conservati gli ex voto, i paramenti sacri e diversi oggetti legati al culto della santa. La terza sala, invece, ospita dei quadri e dei volti di Restituta.

La Coppa di Nestore

Un motivo in più per visitare questo museo? Entrare in queste sale vuol dire anche visitare gli scavi effettuati per ritrovare i reperti. Scavi che sono riusciti anche a ricostruire un’antica casa.

Castello Aragonese

La maggior parte delle cartoline di Ischia hanno come protagonista il castello aragonese. Ma oltre a essere un simbolo per l’isola, questa costruzione è un enorme museo che ci riporta indietro nel tempo.

All’anno 1441 per l’esattezza, quando Alfonso V d’Aragona decise di riprendere le figure del Maschio Angioino di Napoli per costruire la propria dimora sull’isola.

Castello Aragonese a Ischia
In realtà l’isolotto di fronte il borgo di Ischia Porto ha sempre ospitato una costruzione fortificata, ma la struttura attualmente visibile è stata completata da Alfonso V: alla fine del XVI secolo ospitava quasi 2.000 famiglie, un convento, un’abbazia, 13 chiese e la guarnigione del principe.

Il Castello Aragonese era una vera e propria fortezza nella quale gli abitanti di Ischia trovavano rifugio durante gli attacchi dei pirati. Dalle fessure di questa cittadella venivano lanciati massi, piombo fuso, olio bollente e ovviamente frecce per difendere gli ischitani dalle invasioni.

Oggi, invece, è una delle attrazioni più interessanti dell’isola. Da visitare assolutamente: la Chiesa dell’Immacolata, la Cattedrale dell’Assunta, il convento e il cimitero delle Clarisse,  le carceri politiche che servirono per rinchiudere personaggi del Rinascimento italiano.

Giardini La Mortella

Susana Walton, ovvero la moglie del compositore William Walton, negli anni Sessanta ha creato un piccolo eden nel comune di Forio chiamato “I giardini della Mortella”.

La Mortella

Ha affidato lavoro all’architetto paesaggista Russell Page, e ha voluto rendere omaggio a una gran quantità di specie floreali. Vicino a tutto questo c’è la casa museo: un piccolo luogo per raccogliere i ricordi di Walton e le fotografie di Cecil Beaton.

Sala concerti

Pronti per una nuova vacanza a Ischia?

Stiamo creando una mappa per la prossima vacanza a Ischia. Lo so, l’inverno è appena iniziato ma per pianificare una bella vacanza per la prossima estate ci vuole tempo: abbiamo scoperto le spiagge più belle, i centri termali per coccolare il corpo e le passeggiate più interessanti.


Oggi abbiamo scoperto gli scavi e i musei. Segna tutto in agenda, e inizia a immaginare la prossima vacanza a Ischia. Nel frattempo lascia una recensione su Tripadvisor: bastano pochi minuti per lasciare una valutazione del tuo soggiorno all’Hotel Europa!

Un ringraziamento particolare a Peter per le bellissime foto 🙂

A Ischia: io, lei e il pancione (quarta parte)

maggio 13, 2013 at 12:04 pm

[prima parte] – [seconda parte] – [terza parte]

Se c’è un periodo dell’anno in cui quelli che aspettano un bambino, o che lo hanno appena avuto, sono molto distinguibili è l’estate.
Hanno sempre questo aspetto stanco, dimesso e la carnagione lattiginosa come di chi non ha mai preso sole.
Immagino che la nostra passeggiata serale nelle vie dello shopping ischitano ispirasse più di una considerazione del genere.
In giro, invece, tutti abbronzatissimi e in forma come se si stessero godendo queste vacanze estive da chissà quanti mesi.
I più piccoli euforici per una libertà che difficilmente avrebbero in città.
I ragazzi a prendersi l’aperitivo post mare, pre serale, pre tarda notte e pre tante cose che si fanno d’estate.
Quelli un po’ più attempatelli alla ricerca del ristorante nuovo da provare, ma sempre col golfino sotto braccio perché “non si sa mai”.
E noi, più che mai “turisti per caso”, consci che quei pochi giorni sarebbero stati solo una breve tregua prima di impegni più gravosi.
Con molta calma e una mezza dozzina di tappe arriviamo al porto.
Sulla banchina opposta a quella dove eravamo sbarcati qualche ora prima c’è una serie interminabile di ristorantini e locali.
Vogliamo sederci, mangiare qualcosa ma soprattutto goderci la serata.

I gestori dei ristoranti sono tutti fuori ai loro locali, in traiettoria di intercettazione del turista passeggiante. Una versione vagamente più aggressiva del tassista-felino.
Passiamo davanti al primo ristorante e il gestore ci chiede se vogliamo sedere e mangiare del “pesce freschissimo” che, per questo motivo, lui espone nella vetrinetta. “Perchè lui non ha niente da nascondere”. Ringraziamo ma decliniamo l’invito per il momento.
Davanti al secondo ristorante, il relativo gestore ci fa lo stesso invito a sedere e mangiare del pesce freschissimo che, per quel motivo, lui NON espone all’aria per non pregiudicarne la freschezza.
Nel pronunciare le ultime parole, alza un po’ il tono di voce.
Anche in questo caso decliniamo l’invito.
La scena si ripete altre volte più o meno nella stessa maniera e con una divisione equa tra seguaci e oppositori della vetrinetta.
Ci fermiamo davanti ad un locale che non sembra un ristorante.
Effettivamente è una specie di pub.
Più piccolo rispetto ai ristoranti ma molto carino e con le candele accese su ogni tavolino. . L’atmosfera è più rilassata e rilassante.
Seduti ci sono solo tre coppie di pensionati tedeschi che, a giudicare dalle voci impastate e dalle guance rosse, devono stare lì già da abbastanza giri di birra.
Ci sediamo vicino al gruppetto ma in modo tale che Lorena non stia troppo costretta. Il ragazzo del locale ci porta subito dei menù e cambia la candela sul tavolo ormai prossima alla fine.

Finalmente il vento molto fresco che ha spirato per tutto il pomeriggio è calato e la serata riacquista il tepore estivo.
Le barche, ormeggiate a pochi metri dai tavolini dove siamo seduti, oscillano leggermente. Ogni tanto si sente qualche rumore di parabordo che si comprime nell’oneroso tentativo di tenerle ben separate.

Ad un certo punto, mentre il ragazzo del locale ci porta le pietanze che abbiamo ordinato, arriva una signora.
In realtà avevo cominciato ad adocchiarla già da un centinaio di metri di distanza perchè era difficile non notarla.
Abbronzatissima, truccatissima e sovrastata da una vistosa chioma biondo platino, con indosso abiti setosi e luccicanti che sembravano usciti da una favola mediorientale.
L’oro era il colore dominante. Così come l’oro era il metallo più presente su mani, polsi, collo e lobi delle orecchie. A Napoli direbbero che sembrava la Madonna dell’Arco, riferendosi alla statua riccamente ingioiellata della Vergine che viene portata in giro in certe processioni.
La signora è anche lei tedesca e conosce i nostri vicini di tavolo.
Si siede con loro con piacere e garbo ma si vede che vuole tenere una certa distanza con quei coetanei che mostrano in maniera più evidente la loro età.
La madonna tedesca ordina subito una bottiglia di prosecco in perfetto italiano ed anche in questo mostra la sua volontà di non mischiarsi con gli altri (oltre al fatto di essere una habituè dell’isola).

Quando stiamo per pagare e andarcene, passano due ragazzi sulla ventina. Sono bellocci e portano magliette di un paio di misure più piccole per mettere in evidenza i muscoli da palestra.
Si accorgono che la madonna tedesca è seduta ad uno dei tavoli e la salutano mandando baci e sorrisi. La madonna risponde con enorme calore. Li conosce e manda messaggi abbastanza espliciti tra lo scalpore dei suoi commensali.
Mi sfugge un “Hai capito?!”.
Decisamente non ci sono più le madonne di una volta.
Piano piano, e commentando divertiti il colorito episodio, ci reincamminiamo verso l’Hotel Europa.

[fine quarta parte]

A Ischia: io, lei e il pancione (terza parte)

maggio 6, 2013 at 12:15 pm

[prima parte] – [seconda parte]

Arriviamo davanti all’ingresso del Hotel Europa.
Il nostro amico tassista ci dà una mano con il bagaglio anche se non ce ne sarebbe bisogno.
Ci salutiamo affettuosamente mentre ci ricorda un’ultima volta che è “a disposizione per qualsiasi cosa”.

Ad accoglierci nella hall c’è Sandro, il padrone di casa, che assieme al fratello gestisce la struttura.
Non è la prima occasione che siamo ospiti dell’Europa ma ogni volta è un po’ come tornare a casa di un amico. Veniamo accolti con calore e anche l’arredamento (tra il demodè e il familiare) contribuisce a rendere piacevole l’esperienza dell’arrivo.
Sandro ci dà una stanza molto graziosa. Fresca e con l’affaccio sulla piscina di acqua termale che è un po’ il baricentro dell’albergo.
Messo a posto qualche bagaglio, esco fuori sul terrazzino.
Qualche grossa nuvola oscura un po’ il sole portando aria fresca e spegnendo temporaneamente i colori accesi dell’estate.

La voglia di mare è tanta. Scendiamo a fare quattro passi e ci dirigiamo verso la vicina Spiaggia dei Pescatori.
Arriviamo lì proprio mentre molti, preoccupati per questi nuvoloni, stanno raccogliendo le loro cose per andarsene. Bè non è che mi dispiaccia molto.

Per me il momento migliore per stare in spiaggia è quell’oretta prima del tramonto.
La gente va via, gli ombrelloni si chiudono e anche il mare sembra riposarsi dopo una giornata di lavoro. Riesci persino a sentire il leggero rumore della risacca sul bagnasciuga. E’ un momento magico, il confine tra il chiassoso giorno e la promettente notte.
Durante le vacanze giovanili rubacchiavo una sdraio e mi mettevo lì dove il mare bagnava i primi centimetri di spiaggia. Guardavo il sole scendere piano piano e assaporavo gli odori che portava la nascente brezza serale.
A ripensarci oggi, da “adulto” e quasi padre di famiglia, penso che quei momenti fossero quanto di più intimo e zen abbia mai provato. Chissà quando è stata l’ultima volta che l’ho fatto. Chissà cosa ne è rimasto, a parte qualche sensazione.
Però mi piacerebbe tantissimo se mio figlio potesse provare delle sensazioni del genere. La costruzione di un uomo è fatta anche di questi numerosi e invisibili mattoncini.

Dalla Spiaggia dei Pescatori si gode una vista privilegiata sul Castello Aragonese, simbolo di Ischia.
E’ un po’ come farsi il bagno nella scena di un monumento naturalistico e storico. Quanti altri posti nel mondo sono così? Non è ho idea ma dal modo in cui la gente tutta intorno prende il sole (che va e viene in continuazione) e si immerge distratta, penso che ci si abitui fin troppo in fretta alla bellezza.

Lorena si siede al riparo dalle folate di vento su un asciugamano steso vicino ad un muretto.
Io provo a mettere almeno i piedi in acqua e mi rendo conto subito che non ce la farò mai a immergermi completamente. Troppo fresca.
Il contatto con l’acqua è però piacevole, rigenerante. I bambini si tuffano e giocano quasi senza accorgersi della temperatura che si è fatta poco estiva.
Ben presto il sole va via ed anche noi decidiamo che è il momento di tornare in stanza per prepararci per la sera.

[fine terza parte]

A Ischia: io, lei e il pancione (seconda parte)

aprile 26, 2013 at 3:55 pm

[Prima parte qui]

Aspettiamo che escano tutti dal traghetto e poi iniziamo anche noi a scendere per le strette scale dell’imbarcazione.In estate, la banchina del porto di Ischia è un ammasso di gente che s’imbarca, che scende, che aspetta, che saluta, che perde tempo, che guarda.
In quest’ultima categoria rientrano a pieno titolo i tassisti.
Un istante prima stanno discutendo animatamente di qualcosa, l’istante che tu gli passi vicino si fanno silenziosi e ti iniziano a guardare come il gatto col topo. Ti aspetti che da un momento all’altro possano fare un balzo, afferrarti con i denti e portarti nei loro taxi per consumarti poi con calma.
In realtà dobbiamo fare poco più di un chilometro.
Da Ischia Porto all’Hotel Europa (che si trova a Ischia Ponte) è veramente una passeggiata piacevole.
Tuttavia, la nostra borsa, per l’occasione abbastanza pesante, il caldo e il pancione ci fanno propendere per un aiuto su quattro ruote.
Un po’ defilato rispetto al gruppo di tassisti “felini” ce n’è un altro.
E’ un vecchietto dalle mille rughe e dai capelli bianchissimi che contrastano con la pelle abbronzata. Se ne sta pensieroso e appoggiato al suo furgoncino-taxi.
Non sembra troppo interessato nè al flusso dei turisti nè ai discorsi dei colleghi.
Gli chiedo direttamente se ci può portare in hotel.
Lui dice di sì quasi senza pensare o guardarci mentre alle mie spalle sento gli altri tassisti iniziare subito a prenderlo in giro e a fare battute. Chissà perché.
Capisco solo la frase “sei sempre lo stesso” pronunciata, ovviamente, in dialetto ischitano e con un fare accusatorio.

Essere presi in giro ed essere isolati è un mondo che ho esplorato a fondo nella mia prima adolescenza. Oggi si chiamerebbe bullismo. Ed oggi come ieri è solo un modo per un gruppetto di pochi, spesso violenti o ex-vittime a loro volta, di acquistare consenso, fama e autorità prendendo di mira chi o è diverso fisicamente o lo è nei comportamenti.
Si dice che ciò che non ti uccide ti fortifica. Io sono sopravvissuto alla mia adolescenza, mi sono (un po’) fortificato ma da allora ho sempre fatto un tifo sfegatato per gli emarginati, i più deboli, quelli che non sono alla moda, quelli che mantengono le loro idee anche nella corrente contraria (e il dileggio) dei conformisti.

Il vecchio tassista, una volta iniziato il tragitto verso l’hotel, si rivela molto simpatico e chiacchierone. Ci dice, molto sommariamente, che i suoi colleghi non lo sopportano perchè lui con i turisti instaura sempre un buon rapporto e così vogliono viaggiare solo con lui. Addirittura, quando tornano a Ischia, lo chiamano al cellulare e si fanno venire a prendere al porto. Dopo poco mi ritrovo col suo biglietto da visita in mano (“Per qualsiasi cosa, dottò..”).
Con grande orgoglio ci fa vedere la licenza “numero 2” rilasciata al padre, tra i primi tassisti a Ischia, e da lui ereditata.
Mi verrebbe da chiedere chi è stato il “numero 1” ma poi non vorrei che quella bella espressione serena si nascondesse di nuovo nel mare di rughe e pensieri.
Lui invece ci chiede tra quanto tempo accadrà il lieto evento e quando Lorena gli dice che mancano ancora una cinquantina di giorni, lui ci guarda dallo specchietto retrovisore un po’ sorpreso.
Dice: “Signò, pienzav che era ‘na cos’ e’ juorn!” [“signora, credevo mancasse veramente poco”].
Sorridiamo, poi mi ritrovo a guardare l’ingombrante contenitore di nostro figlio pensando a quando ricorderemo questi giorni con grande nostalgia.

[fine seconda puntata]

A Ischia: io, lei e il pancione (prima parte)

aprile 19, 2013 at 10:48 am

C’eravamo quasi. Un mese e mezzo e sarei diventato papà.
Lorena cercava di gestire la sua pancia con naturalezza ma le dimensioni erano diventate veramente imbarazzanti. Spesso capitava che ci chiedessero ‘quanti’ ne aspettavamo.
La risposta era sempre la stessa: “Uno ma bello grande”.
E mancava ancora un mese e mezzo.
L’estate, seppur timidamente, stava cominciando e i primi caldi facevano sognare il mare e qualche posto fresco, rilassante e romantico.
Dove andare per un week end lungo? Qualcosa che ci facesse staccare dalla routine e prendere fiato prima del grande evento?
I posti lontani ed esotici erano scartati a priori.
Dovevamo stare vicino alla città (e alla ginecologa e alla clinica. In sintesi, vicino alle nostre sicurezze).
Inoltre il pancione non era così facile da gestire con molti bagagli o in spostamenti troppo lunghi..
La risposta venne naturale affacciandosi dal lungomare di Napoli: Ischia!

Ischia mi è sempre piaciuta, fin da piccolo quando ci andavo in vacanza con la nonna.
Lei era un’affezionata dell’isola. Per le terme, per l’ambiente tranquillo, per i negozi e perchè andavano con lei una decina di amiche malate per i giochi di carte.
Io, pur essendo piccolo, avevo una libertà totale e, soprattutto, un conto aperto al bar dell’albergo. Che cifre tra frappè, bibite e gelati! Bei tempi.

Adesso si poteva rivelare la vacanza migliore anche in questo particolare momento.
Scegliemmo l’Hotel Europa a Ischia Ponte perché ci eravamo già stati da fidanzati e ci eravamo trovati bene.
E’ un posto ideale come base per visitare Ischia: piccolo ma accogliente, centrale e ben tenuto.
Per certi versi un alberghetto di altri tempi.
Uno di quelli che mangi come se stessi a casa tua sulle tovaglie di cotone grosso, con la cucina a due passi dai tavoli e la sala da pranzo con le piastrelle che immagini sui pavimenti di mille case di vacanza.
I camerieri poi, diventano ben presto degli amici con cui scambiare quattro chiacchiere su tutto: dallo sport alla famiglia.
Tutto il contrario degli hotel delle catene internazionali, spesso così freddi e impersonali.

Il viaggio sul traghetto per Ischia si rivelò un po’ stressante. Viaggiare al fianco di una donna incinta ti fa capire come molti servizi che usiamo abitualmente e con naturalezza non siano pensati per le persone che possono avere qualche difficoltà di deambulazione.
Immagino cosa pensino in queste occasioni chi si trova costretto su una sedia a rotelle o peggio.
Per fortuna Lorena è sempre stata una sportiva e non si è fatta scoraggiare dalle scale ripide e i passaggi angusti del traghetto dove lei e la sua pancia entravano a stento.

E’ molto bello quando arrivi a Ischia entrando nel suo porto principale stando sul ponte di una nave.
E’ tutto molto scenografico. Con l’accesso stretto, le case colorate subito dietro la banchina e quell’enorme montagna verde (in realtà è un vulcano ma pochi lo sanno) che si trova alle sue spalle.
Dà una sensazione di serenità e contemporaneamente ti viene subito da pensare alle cose che vuoi fare al più presto.

[fine prima puntata]

Le Case di Pietra un patrimonio unico di Ischia

ottobre 4, 2012 at 7:03 pm

La storia d’Ischia è un susseguirsi di collegamenti storici e fisici, ciò che può apparire indipendente dalla volontà umana in realtà è il risultato del connubio fra i doni della natura e l’abilità amanuense degli antichi Ischitani.

Le antichissime “case di pietra” sono ancora un vivo esempio di tale associazione.

In alcuni punti strategici dell’isola è possibile ammirare e visitare queste costruzioni scavate nel tufo con tanta pazienza dagli antichi contadini di qualche secolo fa.

Si narra che le case siano il risultato di un paziente lavoro eseguito su dei grossi massi franati dal Monte Epomeo.

Il tufo è una roccia dura, stabile e nello stesso tempo facile da lavorare, richiede impegno e forza ma alla fine premia con risultati sorprendenti.

Le prime testimonianze risalgono al 1300 circa, quando nell’assoluta povertà alcuni contadini decisero di spostarsi in collina per avviare un nuovo tipo di coltivazione, la vite.

Il territorio era impervio, spoglio e desolato, spiccavano però i grossi massi di tufo.

Con tanta pazienza e duro lavoro uomini e donne dell’epoca riuscirono a scavare e modellare abitazioni, stalle e capanni per gli attrezzi.

Costruzioni che hanno resistito a secoli d’intemperie, che hanno fornito asilo agli abitanti fino a diventare “case”.

Oggi, quelle meglio conservate mandano in visibilio gli estimatori del genere minimalista, è incredibile notare le stanze, i focolai, le piccole nicchie che fungevano da dispensa.

Non si può villeggiare a Ischia senza inserire una passeggiata alla scoperta delle “case di tufo”.

Trovandomi ospite dell’Hotel Europa, sentii per caso una conversazione fra uno dei proprietari e un altro ospite che aveva visitato i luoghi, naturalmente la mia curiosità ebbe la meglio e dopo accurate spiegazioni decisi di avventurarmi.

Non so esprimere la gentilezza di Sandro e Raffaele, la sollecitudine con la quale mi hanno fornito dettagli e percorsi, informazioni utilissime sulle scorciatoie e i punti più belli dove fermarmi…

Ancora ho negli occhi la casa di Montecorvo con i suoi terrazzamenti a degradare che raggiungono la Fattoria Milone.

La Pietra dell’Acqua, simbolo dell’ingegno umano, una vasca enorme che serviva a raccogliere l’acqua per irrigare i campi, oltre a essere un punto strategico di osservazione in caso di “visite” sgradite.

Ne ho visitate parecchie e ognuna mi ha lasciato un pensiero, una riflessione e per questo ringrazio ancora tutto il personale dell’albergo per avermi aiutato in questa scoperta!

Se altri ospiti, come me hanno ricordi e impressioni, possono inviare i loro post, sarebbe bello confrontare le comuni esperienze.

Ringrazio nuovamente l’Hotel Europa che mi permette di pubblicare sul suo blog la mia esperienza.

Nicolina

La storia di un’isola dal fascino antico

luglio 17, 2012 at 7:29 am

Un omaggio ad una terra unica– La bellissima isola di Ischia racchiude in sé una storia ricca di tradizioni, di miti e leggende che l’hanno resa mèta ambita da viaggiatori, importanti letterati e personaggi storici che hanno legato al loro nome quello dell’isola partenopea. Questo vuol essere un omaggio ad una terra bellissima, da parte di chi la vive quotidianamente e ne assapora, giorno dopo giorno, i suoi dolci profumi . L’Hotel Europa, situato in una posizione centrale, accanto al Castello Aragonese, assieme al suo staff, vuole guidarvi in un viaggio unico verso le bellezze che questa terra riesce ad offrire, sia paesaggisticamente che culturalmente.

Come nasce l’isola: un vulcano di benessere– L’isola di Ischia nasce come un’isola totalmente vulcanica e, sebbene nel corso dei secoli l’attività vulcanica si sia completamente spenta, ha lasciato con sé una terra fertile e un’acqua ricca di minerali dalle importanti proprietà benefiche.

Una storia ricca di magia- Il primo villaggio sull’isola nasce attorno alla prima metà dell’VIII secolo a.C nella zona che va dalla collina del Castiglione, al Porto d’Ischia a Casamicciola. Nel medioevo, poi, l’isola divenne dominio periferico dell’impero Bizantino in cui venivano lavorate terrecotte di stile bizantino e in cui giacevano importanti officine metallurgiche e, dopo un periodo di dominazione siciliana, l’isola tornò ad essere legata imprescindibilmente alla città di Napoli.

L’antica Pithecusa e i suoi nomi- Il nome “Ischia” è solo uno degli ultimi nomi attribuiti all’isola che, anticamente, veniva chiamata “Pithecusa”, probabilmente dal nome dei grandi vasi d’argilla “Pithoi” che si producevano sull’isola. Non mancano nomi legati alla letteratura, come Aenaria, da Enea che si rifugiò sull’isola secondo le storie di Plinio o “Arime”, dai libri di Omero, Pindaro ed Esiodo o “Inarime” secondo Virgilio e Ovidio, entrambi riferiti alle lussureggianti colline di vitigni presenti sull’isola.

Alla scoperta di un eden unico al mondo- Questo viaggio inizia proprio da qui, dalla storia e dalla tradizione di Ischia, unite dalla bellezza e dal fascino antico e moderno di una città tutta da scoprire tra i suoi monumenti, le sue bellezze naturali e le ricchezze salutari che pochi luoghi al mondo possono vantare.

Grazie Peter per le foto – www.pbase.com/isolaverde/recisch