Un piccolo grande riferimento…

agosto 11, 2015 at 4:19 pm

Vi sono luoghi che raccontano di atmosfere incantate.

Toccano corde dell’anima, lievemente ed intensamente.
Ti riparano e ti accolgono.
Li attraversi tra sussurri dell’acqua e fruscii di piante, tra risate pacate ed angoli nuovi sempre da scoprire.

Possono essere il posto in cui fermarsi, per riposare, divertirsi e riflettere per poi ricominciare.

Ogni volta che immagino il mio universo ideale, il mio pensiero va alla mia amata #Ischia.

Qui, per caso, anni fa ebbi modo di conoscere l’Hotel Europa.

La prima cosa che mi colpì fu la mitezza e la tranquillità.
Vi sono vari ambienti ed una piscina veramente particolare con un’acqua #termale miracolosa.
Le stanze sono luminose e graziose ed alcune di esse si affacciano sul mare in direzione del #CastelloAragonese.
Si mangiano cose prelibate fatte in casa.

C’è una grande ed armoniosa famiglia che si prende cura del posto e degli ospiti.

Un piccolo grande riferimento.

Alessandra C. – ospite/amica

 

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A Ischia: io, lei e il pancione (sesta e ultima parte)

luglio 12, 2013 at 11:20 am

[prima parte] – [seconda parte] – [terza parte] – [quarta parte] – [quinta parte]

Mancano poche ore alla partenza per il nostro ritorno alla “normalità”. C’è ancora una sera da vivere e poi, domani mattina, il traghetto ci riporterà indietro nel tempo e nello spazio con tutte le seccature e le incombenze che staranno lì ad aspettarci sulla soglia di casa. Solo che questa volta sarà diverso. Sarà molto diverso. Comincerà la discesa che ci porterà a diventare genitori. Non so se sono preparato. Forse non è possibile imparare ad essere preparati per un evento del genere.

Con una piccola Smart presa a nolo andiamo a Sant’Angelo, il pittoresco borgo dei pescatori, dove, se non stai attento, rischi di incontrare cancellieri tedeschi.
Lorena, nonostante un piccolo affaticamento dovuto alle salite e alle discese delle stradine, si butta sullo shopping dei negozietti. Sandali, copricostumi, magliette e “pezze” varie vengono attentamente esaminati e valutati dalla futura mamma.
Sono sempre rimasto affascinato dal grado di concentrazione e dall’apparente gravità degli sguardi delle donne quando sono nei negozi di pezze. E’ lo stesso sguardo severo che rivedi nelle bambine quando scelgono i vestiti per le loro bambole. Quasi fosse una missione “naturale”quella di vestire non solo loro stesse ma il mondo intero. Tenendo rigorosamente ben abbinati i colori secondo una logica che evidentemente non appartiene all’universo maschile.

I ristoranti di Sant’Angelo non sono alla nostra portata. Troppi turisti benestanti hanno reso gli ex pescatori dei ricchi ristoratori, escludendo in questo modo troppi comuni mortali.
Ormai si è fatta sera. Risaliamo con la Smart fino a Serrara Fontana e ci fermiamo ad una pizzeria che ha una bellissima terrazza che affaccia proprio sul Borgo dove eravamo stati fino a poco prima.
Il vento tiepido, i colori del cielo che virano dal rosso al blu della notte e le stelle che si accendono ad una ad una. Le sere d’estate saranno per sempre, a buon diritto, materiale per canzoni e poesie.
Sulla terrazza ci siamo solo noi e un’altra coppia che, probabilmente, ha una decina di anni più di noi. Non si parlano, ma la cosa più evidente è che, pur stando l’uno di fronte all’altra, non si guardano nemmeno.
Lui armeggia uno smartphone e lei un po’ guarda lo strepitoso panorama e un po’ mangia.
Fino ad un istante prima, Lorena ed io, stavamo commentando il panorama e qualche particolare di questo breve soggiorno ischitano. Guardando quella coppia ci zittiamo anche noi per un po’.
E’ ovvio pensare che il pericolo di condividere un percorso di vita con un’altra persona è anche quello. Ed è così che un percorso può diventare una strada solitaria da fare a testa bassa e senza pensare a quello che si perde. E, paradossalmente, penso che nella solitudine ciò che perdiamo per prima è la coscienza del sé, di come siamo e di cosa possiamo essere. Ma sono considerazioni che vengono a galla da questo vinello bianco che ho nel bicchiere.
Ischia ci sta salutando nel miglior modo possibile. Con questa serata meravigliosa e con il lusso dello spazio per pensieri lunghi che in città sembrano impossibili, coperti da chiasso e disordine.

Domani ultima colazione all’Hotel Europa e un arrivederci a tutta la famiglia Buono.
Credo che per ogni buon albergatore la maggior soddisfazione sia questa voglia di ritornare che ci portiamo dentro ad ogni partenza…
… e la prossima volta saremo in tre!

“Calzini di polvere”

giugno 17, 2013 at 3:58 pm

Sabato 15 giugno alle ore 18.00 nel giardino dell’Hotel Europa ho presentato il mio secondo romanzo.

“Calzini di polvere”. Una bellissima storia d’amore in tempo di guerra.
E’ stata un serata indimenticabile. Desideravo una serata con i miei compagni di scuola e gli amici che ho a Ischia.
Grazie a Sandro, a Raffaele, ho potuto realizzare questa cosa semplice, leggera, molto delicata, in un posto pieno di storia, di profumi, di sapori di una volta.
Questa storia d’amore non è un romanzo di rimpianti, della vita di una volta. Volevo dare un piccolo contributo al nostro futuro, a quello della nostra isola, della nostra incantevole isola. Delle sue acque, della sua secolare accoglienza verso il turista, del suo bicchiere di vino, del suo pranzo semplice, ma pieno di sapori indimenticabili. In questa momento dove la crisi che attraversa il nostro Paese ci sta un poco allontanando dalle tradizioni, da certe emozioni che esse ci trasmettono, la mia piccola storia sta lì, ferma, a ricordare che possiamo, dobbiamo, vogliamo ritornare ad amare, accogliere, servire, insomma “Trattare”, come si diceva una volta. Ho voluto farlo ricordando a me stesso il rapporto mai interrotto con i miei compagni di scuola.
Dedico a Loro, alla signora Minichini, testimone straordinaria di amore verso la nostra isola dove viene in vacanza da oltre quarantanni, al figlio Alfonso, cui ha trasmesso lo stesso amore, a Raffaele e Sandro, proprietari dell’Hotel Europa, la poesia che la protagonista del mio romanzo dedica al suo amore lontano.

A’ Luna e’ttu
Si te voglie vedè
Nun ce vò niente
Saglio p’à ‘mbricciata
E mm’arrocco
‘Ncoppa a preta grossa d’a Sparaìna
Staje luntane?
Nun fa niente
A’llà ‘ncoppa
Je veco tutto cosa
E chello ca nun veco m’e ssonne
E a’luna
Comm’e na crastula
M’ammosta ll’uocchie tuoie
E t’aspetto senza pressa
Quanno vuò tu
Nun tengo niente
Na vesta arrepezzata
Nu maccaturo ‘ncapa
Tengo sule ‘sta priezza
E chesta vita mia
Ca voglie passà
Sempe cu ttè
Vostro
Angelo

A Ischia: io, lei e il pancione (quarta parte)

maggio 13, 2013 at 12:04 pm

[prima parte] – [seconda parte] – [terza parte]

Se c’è un periodo dell’anno in cui quelli che aspettano un bambino, o che lo hanno appena avuto, sono molto distinguibili è l’estate.
Hanno sempre questo aspetto stanco, dimesso e la carnagione lattiginosa come di chi non ha mai preso sole.
Immagino che la nostra passeggiata serale nelle vie dello shopping ischitano ispirasse più di una considerazione del genere.
In giro, invece, tutti abbronzatissimi e in forma come se si stessero godendo queste vacanze estive da chissà quanti mesi.
I più piccoli euforici per una libertà che difficilmente avrebbero in città.
I ragazzi a prendersi l’aperitivo post mare, pre serale, pre tarda notte e pre tante cose che si fanno d’estate.
Quelli un po’ più attempatelli alla ricerca del ristorante nuovo da provare, ma sempre col golfino sotto braccio perché “non si sa mai”.
E noi, più che mai “turisti per caso”, consci che quei pochi giorni sarebbero stati solo una breve tregua prima di impegni più gravosi.
Con molta calma e una mezza dozzina di tappe arriviamo al porto.
Sulla banchina opposta a quella dove eravamo sbarcati qualche ora prima c’è una serie interminabile di ristorantini e locali.
Vogliamo sederci, mangiare qualcosa ma soprattutto goderci la serata.

I gestori dei ristoranti sono tutti fuori ai loro locali, in traiettoria di intercettazione del turista passeggiante. Una versione vagamente più aggressiva del tassista-felino.
Passiamo davanti al primo ristorante e il gestore ci chiede se vogliamo sedere e mangiare del “pesce freschissimo” che, per questo motivo, lui espone nella vetrinetta. “Perchè lui non ha niente da nascondere”. Ringraziamo ma decliniamo l’invito per il momento.
Davanti al secondo ristorante, il relativo gestore ci fa lo stesso invito a sedere e mangiare del pesce freschissimo che, per quel motivo, lui NON espone all’aria per non pregiudicarne la freschezza.
Nel pronunciare le ultime parole, alza un po’ il tono di voce.
Anche in questo caso decliniamo l’invito.
La scena si ripete altre volte più o meno nella stessa maniera e con una divisione equa tra seguaci e oppositori della vetrinetta.
Ci fermiamo davanti ad un locale che non sembra un ristorante.
Effettivamente è una specie di pub.
Più piccolo rispetto ai ristoranti ma molto carino e con le candele accese su ogni tavolino. . L’atmosfera è più rilassata e rilassante.
Seduti ci sono solo tre coppie di pensionati tedeschi che, a giudicare dalle voci impastate e dalle guance rosse, devono stare lì già da abbastanza giri di birra.
Ci sediamo vicino al gruppetto ma in modo tale che Lorena non stia troppo costretta. Il ragazzo del locale ci porta subito dei menù e cambia la candela sul tavolo ormai prossima alla fine.

Finalmente il vento molto fresco che ha spirato per tutto il pomeriggio è calato e la serata riacquista il tepore estivo.
Le barche, ormeggiate a pochi metri dai tavolini dove siamo seduti, oscillano leggermente. Ogni tanto si sente qualche rumore di parabordo che si comprime nell’oneroso tentativo di tenerle ben separate.

Ad un certo punto, mentre il ragazzo del locale ci porta le pietanze che abbiamo ordinato, arriva una signora.
In realtà avevo cominciato ad adocchiarla già da un centinaio di metri di distanza perchè era difficile non notarla.
Abbronzatissima, truccatissima e sovrastata da una vistosa chioma biondo platino, con indosso abiti setosi e luccicanti che sembravano usciti da una favola mediorientale.
L’oro era il colore dominante. Così come l’oro era il metallo più presente su mani, polsi, collo e lobi delle orecchie. A Napoli direbbero che sembrava la Madonna dell’Arco, riferendosi alla statua riccamente ingioiellata della Vergine che viene portata in giro in certe processioni.
La signora è anche lei tedesca e conosce i nostri vicini di tavolo.
Si siede con loro con piacere e garbo ma si vede che vuole tenere una certa distanza con quei coetanei che mostrano in maniera più evidente la loro età.
La madonna tedesca ordina subito una bottiglia di prosecco in perfetto italiano ed anche in questo mostra la sua volontà di non mischiarsi con gli altri (oltre al fatto di essere una habituè dell’isola).

Quando stiamo per pagare e andarcene, passano due ragazzi sulla ventina. Sono bellocci e portano magliette di un paio di misure più piccole per mettere in evidenza i muscoli da palestra.
Si accorgono che la madonna tedesca è seduta ad uno dei tavoli e la salutano mandando baci e sorrisi. La madonna risponde con enorme calore. Li conosce e manda messaggi abbastanza espliciti tra lo scalpore dei suoi commensali.
Mi sfugge un “Hai capito?!”.
Decisamente non ci sono più le madonne di una volta.
Piano piano, e commentando divertiti il colorito episodio, ci reincamminiamo verso l’Hotel Europa.

[fine quarta parte]

A Ischia: io, lei e il pancione (terza parte)

maggio 6, 2013 at 12:15 pm

[prima parte] – [seconda parte]

Arriviamo davanti all’ingresso del Hotel Europa.
Il nostro amico tassista ci dà una mano con il bagaglio anche se non ce ne sarebbe bisogno.
Ci salutiamo affettuosamente mentre ci ricorda un’ultima volta che è “a disposizione per qualsiasi cosa”.

Ad accoglierci nella hall c’è Sandro, il padrone di casa, che assieme al fratello gestisce la struttura.
Non è la prima occasione che siamo ospiti dell’Europa ma ogni volta è un po’ come tornare a casa di un amico. Veniamo accolti con calore e anche l’arredamento (tra il demodè e il familiare) contribuisce a rendere piacevole l’esperienza dell’arrivo.
Sandro ci dà una stanza molto graziosa. Fresca e con l’affaccio sulla piscina di acqua termale che è un po’ il baricentro dell’albergo.
Messo a posto qualche bagaglio, esco fuori sul terrazzino.
Qualche grossa nuvola oscura un po’ il sole portando aria fresca e spegnendo temporaneamente i colori accesi dell’estate.

La voglia di mare è tanta. Scendiamo a fare quattro passi e ci dirigiamo verso la vicina Spiaggia dei Pescatori.
Arriviamo lì proprio mentre molti, preoccupati per questi nuvoloni, stanno raccogliendo le loro cose per andarsene. Bè non è che mi dispiaccia molto.

Per me il momento migliore per stare in spiaggia è quell’oretta prima del tramonto.
La gente va via, gli ombrelloni si chiudono e anche il mare sembra riposarsi dopo una giornata di lavoro. Riesci persino a sentire il leggero rumore della risacca sul bagnasciuga. E’ un momento magico, il confine tra il chiassoso giorno e la promettente notte.
Durante le vacanze giovanili rubacchiavo una sdraio e mi mettevo lì dove il mare bagnava i primi centimetri di spiaggia. Guardavo il sole scendere piano piano e assaporavo gli odori che portava la nascente brezza serale.
A ripensarci oggi, da “adulto” e quasi padre di famiglia, penso che quei momenti fossero quanto di più intimo e zen abbia mai provato. Chissà quando è stata l’ultima volta che l’ho fatto. Chissà cosa ne è rimasto, a parte qualche sensazione.
Però mi piacerebbe tantissimo se mio figlio potesse provare delle sensazioni del genere. La costruzione di un uomo è fatta anche di questi numerosi e invisibili mattoncini.

Dalla Spiaggia dei Pescatori si gode una vista privilegiata sul Castello Aragonese, simbolo di Ischia.
E’ un po’ come farsi il bagno nella scena di un monumento naturalistico e storico. Quanti altri posti nel mondo sono così? Non è ho idea ma dal modo in cui la gente tutta intorno prende il sole (che va e viene in continuazione) e si immerge distratta, penso che ci si abitui fin troppo in fretta alla bellezza.

Lorena si siede al riparo dalle folate di vento su un asciugamano steso vicino ad un muretto.
Io provo a mettere almeno i piedi in acqua e mi rendo conto subito che non ce la farò mai a immergermi completamente. Troppo fresca.
Il contatto con l’acqua è però piacevole, rigenerante. I bambini si tuffano e giocano quasi senza accorgersi della temperatura che si è fatta poco estiva.
Ben presto il sole va via ed anche noi decidiamo che è il momento di tornare in stanza per prepararci per la sera.

[fine terza parte]

A Ischia: io, lei e il pancione (seconda parte)

aprile 26, 2013 at 3:55 pm

[Prima parte qui]

Aspettiamo che escano tutti dal traghetto e poi iniziamo anche noi a scendere per le strette scale dell’imbarcazione.In estate, la banchina del porto di Ischia è un ammasso di gente che s’imbarca, che scende, che aspetta, che saluta, che perde tempo, che guarda.
In quest’ultima categoria rientrano a pieno titolo i tassisti.
Un istante prima stanno discutendo animatamente di qualcosa, l’istante che tu gli passi vicino si fanno silenziosi e ti iniziano a guardare come il gatto col topo. Ti aspetti che da un momento all’altro possano fare un balzo, afferrarti con i denti e portarti nei loro taxi per consumarti poi con calma.
In realtà dobbiamo fare poco più di un chilometro.
Da Ischia Porto all’Hotel Europa (che si trova a Ischia Ponte) è veramente una passeggiata piacevole.
Tuttavia, la nostra borsa, per l’occasione abbastanza pesante, il caldo e il pancione ci fanno propendere per un aiuto su quattro ruote.
Un po’ defilato rispetto al gruppo di tassisti “felini” ce n’è un altro.
E’ un vecchietto dalle mille rughe e dai capelli bianchissimi che contrastano con la pelle abbronzata. Se ne sta pensieroso e appoggiato al suo furgoncino-taxi.
Non sembra troppo interessato nè al flusso dei turisti nè ai discorsi dei colleghi.
Gli chiedo direttamente se ci può portare in hotel.
Lui dice di sì quasi senza pensare o guardarci mentre alle mie spalle sento gli altri tassisti iniziare subito a prenderlo in giro e a fare battute. Chissà perché.
Capisco solo la frase “sei sempre lo stesso” pronunciata, ovviamente, in dialetto ischitano e con un fare accusatorio.

Essere presi in giro ed essere isolati è un mondo che ho esplorato a fondo nella mia prima adolescenza. Oggi si chiamerebbe bullismo. Ed oggi come ieri è solo un modo per un gruppetto di pochi, spesso violenti o ex-vittime a loro volta, di acquistare consenso, fama e autorità prendendo di mira chi o è diverso fisicamente o lo è nei comportamenti.
Si dice che ciò che non ti uccide ti fortifica. Io sono sopravvissuto alla mia adolescenza, mi sono (un po’) fortificato ma da allora ho sempre fatto un tifo sfegatato per gli emarginati, i più deboli, quelli che non sono alla moda, quelli che mantengono le loro idee anche nella corrente contraria (e il dileggio) dei conformisti.

Il vecchio tassista, una volta iniziato il tragitto verso l’hotel, si rivela molto simpatico e chiacchierone. Ci dice, molto sommariamente, che i suoi colleghi non lo sopportano perchè lui con i turisti instaura sempre un buon rapporto e così vogliono viaggiare solo con lui. Addirittura, quando tornano a Ischia, lo chiamano al cellulare e si fanno venire a prendere al porto. Dopo poco mi ritrovo col suo biglietto da visita in mano (“Per qualsiasi cosa, dottò..”).
Con grande orgoglio ci fa vedere la licenza “numero 2” rilasciata al padre, tra i primi tassisti a Ischia, e da lui ereditata.
Mi verrebbe da chiedere chi è stato il “numero 1” ma poi non vorrei che quella bella espressione serena si nascondesse di nuovo nel mare di rughe e pensieri.
Lui invece ci chiede tra quanto tempo accadrà il lieto evento e quando Lorena gli dice che mancano ancora una cinquantina di giorni, lui ci guarda dallo specchietto retrovisore un po’ sorpreso.
Dice: “Signò, pienzav che era ‘na cos’ e’ juorn!” [“signora, credevo mancasse veramente poco”].
Sorridiamo, poi mi ritrovo a guardare l’ingombrante contenitore di nostro figlio pensando a quando ricorderemo questi giorni con grande nostalgia.

[fine seconda puntata]

A Ischia: io, lei e il pancione (prima parte)

aprile 19, 2013 at 10:48 am

C’eravamo quasi. Un mese e mezzo e sarei diventato papà.
Lorena cercava di gestire la sua pancia con naturalezza ma le dimensioni erano diventate veramente imbarazzanti. Spesso capitava che ci chiedessero ‘quanti’ ne aspettavamo.
La risposta era sempre la stessa: “Uno ma bello grande”.
E mancava ancora un mese e mezzo.
L’estate, seppur timidamente, stava cominciando e i primi caldi facevano sognare il mare e qualche posto fresco, rilassante e romantico.
Dove andare per un week end lungo? Qualcosa che ci facesse staccare dalla routine e prendere fiato prima del grande evento?
I posti lontani ed esotici erano scartati a priori.
Dovevamo stare vicino alla città (e alla ginecologa e alla clinica. In sintesi, vicino alle nostre sicurezze).
Inoltre il pancione non era così facile da gestire con molti bagagli o in spostamenti troppo lunghi..
La risposta venne naturale affacciandosi dal lungomare di Napoli: Ischia!

Ischia mi è sempre piaciuta, fin da piccolo quando ci andavo in vacanza con la nonna.
Lei era un’affezionata dell’isola. Per le terme, per l’ambiente tranquillo, per i negozi e perchè andavano con lei una decina di amiche malate per i giochi di carte.
Io, pur essendo piccolo, avevo una libertà totale e, soprattutto, un conto aperto al bar dell’albergo. Che cifre tra frappè, bibite e gelati! Bei tempi.

Adesso si poteva rivelare la vacanza migliore anche in questo particolare momento.
Scegliemmo l’Hotel Europa a Ischia Ponte perché ci eravamo già stati da fidanzati e ci eravamo trovati bene.
E’ un posto ideale come base per visitare Ischia: piccolo ma accogliente, centrale e ben tenuto.
Per certi versi un alberghetto di altri tempi.
Uno di quelli che mangi come se stessi a casa tua sulle tovaglie di cotone grosso, con la cucina a due passi dai tavoli e la sala da pranzo con le piastrelle che immagini sui pavimenti di mille case di vacanza.
I camerieri poi, diventano ben presto degli amici con cui scambiare quattro chiacchiere su tutto: dallo sport alla famiglia.
Tutto il contrario degli hotel delle catene internazionali, spesso così freddi e impersonali.

Il viaggio sul traghetto per Ischia si rivelò un po’ stressante. Viaggiare al fianco di una donna incinta ti fa capire come molti servizi che usiamo abitualmente e con naturalezza non siano pensati per le persone che possono avere qualche difficoltà di deambulazione.
Immagino cosa pensino in queste occasioni chi si trova costretto su una sedia a rotelle o peggio.
Per fortuna Lorena è sempre stata una sportiva e non si è fatta scoraggiare dalle scale ripide e i passaggi angusti del traghetto dove lei e la sua pancia entravano a stento.

E’ molto bello quando arrivi a Ischia entrando nel suo porto principale stando sul ponte di una nave.
E’ tutto molto scenografico. Con l’accesso stretto, le case colorate subito dietro la banchina e quell’enorme montagna verde (in realtà è un vulcano ma pochi lo sanno) che si trova alle sue spalle.
Dà una sensazione di serenità e contemporaneamente ti viene subito da pensare alle cose che vuoi fare al più presto.

[fine prima puntata]

L’autunno Ischitano

ottobre 13, 2012 at 3:50 pm

Per molti l’autunno s’identifica con un senso di malinconia e tristezza, gli alberi sono nudi, l’inverno si avvicina, ma è anche la stagione che ha portato via il calore di un sole cocente, l’estate bella, colorata, profumata ma stressante.

Finalmente possiamo riprendere i nostri spazi, il nostro tempo, il nostro mondo interiore. Con più calma, osserviamo la natura intorno a noi che vibra ancora piena di vita, e sentiamo il bisogno di esplorare i sentieri, montagne, boschi di querce e castagni.

Per chi ama le passeggiate all’aria aperta, l’isola, nonostante i suoi limiti fisici, appare come un continente da scoprire. L’entroterra ci porta in una dimensione che non è caotica e snervante come la città, ma è intima, privata e riposante.

Dalla metà di settembre in poi, si attende con ansia la pioggia, si ascoltano le previsioni dei vecchi contadini e marinai che calcolano il momento giusto per scalare la montagna.

Già, gli amanti della raccolta di funghi e castagne aspettano…

Gli Ischitani sono maestri in quest’arte e attendono i visitatori affezionati che in autunno non perdono l’occasione di tornare nell’isola per concedersi anche un solo fine settimana a contatto con la particolare armonia che si crea nell’isola.

Il clima è ancora piacevolmente caldo, il mare una distesa tranquilla e invitante che concede di fare ulteriori bagni.

Il tempo scorre diversamente, la montagna chiama per donare  “u cap nir” il famoso fungo porcino ischitano.

È un fungo dal gambo corto con il cappello scuro dal profumo inconfondibile, naturalmente bisogna essere degli esperti, se si conoscono bene i funghi, basta un cestino di vimini sotto il braccio e via alla ricerca, chi non è esperto può farsi accompagnare da qualche gentile e disponibile isolano che non si tira certo indietro.

E’ quello che abbiamo fatto noi, un’esperienza che ci mancava, anche perché poi, la cucina dell’Hotel Europa, di cui eravamo ospiti, ci ha preparato delle ottime tagliatelle condite con il frutto del nostro “duro lavoro”, il tutto annaffiato dal vino locale e accompagnato da prelibatezze varie di stagione.

Abbiamo trovato anche il tempo di concederci una pausa termale

L’hotel resta aperto fino al 3 novembre, quindi sicuramente un altro week-end riusciamo a organizzarlo, vogliamo assolutamente tornarci.

Ciao a tutti da “quelli che… l’autunno è bello”

Grazie Peter per le foto – www.pbase.com/isolaverde

Il Principe di Cavascura

agosto 22, 2012 at 3:57 pm

Da tempo desideravo scrivere della mia isola meravigliosa. Volevo scrivere una storia d’amore che avesse i profumi, i sapori che voi conoscete bene.

Prima del Principe di Cavascura scrivevo poesie, testi di cabaret, che come sapete recitavo negli alberghi d’estate ai turisti. Da anni una maestra delle elementari, a Testaccio mi invitava a recitare la mia poesia della vendemmia, che tra l’altro è nel piccolo romanzo che conoscete.

Da lì mi è venuta naturale la convinzione di poter scrivere una storia in controtendenza, come scrive Gianni Mura nella sua presentazione al mio Principe di Cavascura, una storia pulita, e senza cattivi. Per fare questo ho scritto solo quando avevo desiderio, quando ero molto ispirato. Ne è venuto il romanzo che voi sapete. Fresco, sincero, pieno di amore e di amicizia.
Potrebbe sembrare una storia di rimpianti, invece vorrei che fosse un romanzo pieno di prospettive, su quello che desidero diventi, pur guardando alle cose semplici di una volta, la nostra isola. Ho voluto parlare di Raffaele e del vostro albergo per quello che rappresentano nel turismo isolano.

Tradizione, accoglienza, amicizia, apertura verso nuove esperienze, nuovi popoli, restando saldamente ancorati alla forza della semplicità.
Mi sento per questo onorato di avervi rappresentato nel mio piccolo romanzo.
Con affetto
Angelo Conte

Una vacanza ischitana (non tutta) balneare.

agosto 4, 2012 at 4:03 pm

Guest post di Alf.

Vorrei suggerire (e raccontare di) un modo diverso di fruire delle bellezze di Ischia.

E’ ormai qualche anno che ho modificato le mie abitudini ischitane cercando di sposare in maniera alternativa il tempo da trascorrere al mare con quello da passare diversamente.

Non possedendo alcun appartamento sull’isola e non avendo l’intenzione di prenderne in fitto uno, ritengo fondamentale alloggiare in un albergo collocato, per così dire, strategicamente.

Questo problema, per quanto mi riguarda, è stato risolto in partenza (da sempre direi) dal momento che il mio riferimento è l’Hotel Europa situato al confine tra Porto e Ponte.

La mattina, dopo un’abbondante colazione, è dedicata a passeggiate di varia natura.

Preferisco costruire il mio percorso giornaliero sfruttando le possibilità che mi offrono i bus della EAV e….l’estro del momento legato alla mia “curiosità esplorativa” oppure al mio desiderio di ripercorrere itinerari già ampiamente utilizzati per il solo fatto che sento quasi la necessità fisica di (ri)vedere quella determinata insenatura da quel determinato punto e così via.

Almeno una volta nella vita si dovrebbe percorrere a piedi la distanza che separa Casamicciola dalle pendici di Villa Arbusto a Lacco Ameno (magari ritornando a casa prendendo il bus dalla circumvallazione) o magari quella più lunga e più impegnativa che va da Lacco attraverso la “salitona” del Fango per poi avventurarsi sulla seconda metà della strada borbonica arrivando a Forio.

Parliamo di Forio e quindi non possiamo prescindere dall’andare almeno una volta l’anno presso la Chiesa del Soccorso.

Si racconta di fantomatici raggi verdi al tramonto ma vi assicuro che è bello lo stesso girare e perdersi da quelle parti anche quando il sole picchia più di un pugile o quando il vento della sera di ottobre ti fa stare con gli occhi semichiusi.

Discorso a parte da fare per il Castello Aragonese ed il borgo di Ischia Ponte da visitare assolutamente.

Ci sarebbero tanti altri esempi da sottoporre, mi limito ad accennare alla passeggiata a piedi da Fiaiano fino ad arrivare alle spalle del terminal dei bus ad Ischia Porto oppure a quella da fare partendo dallo stesso terminal-bus fino ad arrivare alle Terme di Castiglione.

Naturalmente gli amanti delle Terme troveranno pane per i loro denti, dovrei dire “fango ed acqua per le loro stanche membra”,al Castiglione già citato,al Negombo (a proposito,c’è una convenzione con l’Hotel Europa) oppure al mitico Poseidon.

Per quanto mi riguarda la parte finale della mattinata e tutto il pomeriggio sono destinati alla frequentazione di vari lidi sull’isola.

Le mie mete preferite sono la Spiaggia dei Pescatori ad Ischia Ponte ,quella della ChiaiaCitara a Forio.

E’ divertente e tonificante sfruttare la possibilità di bagnarsi nelle spiaggette che si trovano tra Casamicciola e Lacco.

E che dire dei Maronti? Vorrei ricordare che ci sarebbe la possibilità di accedere alla spiaggia dei Maronti “in maniera tradizionale” dalla piazzetta capolinea del bus n.5 e poi percorrere tutto il litorale,magari bagnandosi di tanto in tanto quando lo si ritiene opportuno e necessario,fino ad arrivare al promontorio di S.Angelo!

S.Angelo è un luogo molto amato da una certa categoria di gitanti per l’atmosfera che si respira la sera.

La parte finale della giornata è dedicata alla cena (quasi sempre in Hotel ed a volte nelle varie pizzerie e ristorantini che ho “conosciuto” in questi anni) ed agli svaghi mondani serali di tutti i luoghi di vacanza con il particolare in più, ovvio ma non banale per me, che siamo ad Ischia!

Sfrutto la parte finale di questo intervento per evidenziare che un tramonto ischitano è una cosa da osservare in religioso silenzio e raccoglimento almeno una volta in una stagione.

Da non dimenticare che esiste la possibilità di effettuare il Giro dell’isola da terra o da mare.

Anche in questo caso l’Hotel Europa offre a noi clienti la possibilità di prenotarsi un posto in barca.

Spero di essere riuscito a trasmettere anche solo in piccola parte,alcune delle sensazioni che generalmente accompagnano la mia permanenza sull’isola.

Guest post di Alf.
Grazie Peter per le foto – www.pbase.com/isolaverde/recisch