Metti noi a cena
L’ultima volta che ho visto i miei compagni delle medie non sapevo che, cambiando scuola e quartiere, non li avrei più reincontrati.
L’ultima volta che vidi mia nonna aveva una gamba ingessata e parlava piano ma ero sicuro che l’avrei rivista a Natale o, al massimo, un po’ più in là.
L’ultima volta che andai al cinema sotto casa, vidi un film stupidissimo e mangiai uno scatolo intero di quelle che si chiamavano “bomboniere” di gelato. Qualche mese dopo c’era una pizzeria.
Quasi tutte le ultime volte della mia vita mi hanno colto di sorpresa ed hanno acquistato peso e significato solo col senno di poi.
Questa volta niente da fare.
Sapevo perfettamente che questa vacanza a Ischia sarebbe stata l’ultima per me e Giorgia.
Avevamo già prenotato tutto da mesi.
Avevamo avvisato amici e parenti della nostra partenza ma non gli avevamo detto che tra noi era tutto finito.
Al ritorno avremmo reso pubblica la cosa e poi sarebbe accaduto quello che doveva.
Per tutto il viaggio avevamo parlato e scherzato come se niente fosse.
Come se fossimo stati due vecchi amici in gita.
Come se mesi di accuse e litigi non fossero esistiti.
Poi però mi fermavo a guardare Giorgia di nascosto. Credo che solo di nascosto puoi guardare veramente una persona con cui stai da così tanto tempo.
Era bella come il primo giorno che le chiesi di uscire a cena con me. Il tempo l’aveva resa solo più interessante e sicura di sé.
Probabilmente solo io mi potevo accorgere di quella ruga al lato della bocca che si era fatta più netta. Forse frutto di tanti “discorsi” ad alta voce.
Questo luglio è capriccioso, ondivago. Un istante fa caldissimo, l’istante dopo una nuvola copre il sole e un venticello tiepido è capace di sollevare brividi sulle braccia scoperte.
A mano a mano che ci avviciniamo al Hotel Europa, la nostra destinazione, il senso di questo viaggio si affievolisce.
Una volta in stanza che faremo? Divideremo il letto? Ognuno si vivrà la vacanza da solo?
E’ già sera quando finiamo di sistemare i bagagli nella stanza.
Scendiamo a mangiare.
Giorgia si è vestita in maniera molto elegante. Anzi, direi che è strepitosa.
Sapendo quali sono ormai i nostri rapporti , penso immediatamente che non lo abbia fatto per me. Che sia già alla ricerca di qualcun altro?
La gelosia è un istinto assurdo e sempre fuori luogo. Un cane spesso a guardia di una casa ormai vuota.
Scegliamo entrambi la pasta con polpa di granchio e il sautè di totani con patate.
Il vino è un ottimo Biancolella di Casa D’Ambra.
I 12 gradi del bianco ischitano uniti alla stanchezza del viaggio ci rendono immediatamente loquaci.
La conversazione rallenta giusto un po’ quando iniziamo a parlare delle nostre esperienze comuni. Tantissime in tanti anni. Belle e brutte.
Sembra che tutti quegli eventi abbiano adesso un altro sapore. In bilico tra l’inutilità, il tempo perso e la nostalgia.
Ecco un altro sentimento pericolosissimo. La nostalgia.
Deleterio se dura per più di qualche minuto.
Eppure tutto fa da ottimo condimento a ciò che stiamo gustando.
La cena mi sembra la migliore che abbia mai fatto.
Giorgia durante il giorno gira da sola per Ischia.
Non mi dice dove va e cosa fa.
Non ci telefoniamo.
Ci incontriamo solo la sera per la cena.
E’ sempre elegantissima. Indossa vestiti e bigiotteria acquistati sul posto.
Mangiamo il risotto con i gamberi mentre mi parla della bella atmosfera che respira camminando per l’isola.
Io le parlo della piscina termale dell’albergo, della spiaggia dei Pescatori mentre gustiamo la cernia bollita.
E’ come se i nostri discorsi fossero i contorni alla cena. Il naturale accompagnamento.
E il vino non fa altro che oliare qualsiasi argomento. Come se non ci fossero barriere. Come se non ce ne fossero mai state.
Arriva la sera prima della nostra partenza.
L’ultima volta di noi in vacanza assieme.
Lo chef Antonio si supera con la pasta al vento di scirocco e i filetti di pesce bandiera.
Questa sera, però, neanche la Falanghina riesce a sciogliere i nostri discorsi.
Le frasi sono brevi e qualsiasi argomento sembra avere troppi significati e nessuno.
E’ una sorta di stanchezza mentale che ci fa prendere totalmente dai sapori di quello che stiamo mangiando.
Ci guardiamo poco, preferendo una visione periferica di tutto quello che c’è attorno.
I tavoli, i camerieri, le altre persone, la tovaglia, le luci oltre la finestra, il piatto che man mano si svuota delle sue prelibatezze.
Finiamo di mangiare e ci alziamo dal tavolo in perfetto silenzio.
Quando saliamo in stanza c’è una parte del corridoio meno illuminata.
Giorgia mi dà un bacio sulle labbra. Mi coglie di sorpresa.
L’ultima volta?
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