L’inizio dell’estate dovrebbe essere una specie di festa.
Un orizzonte confortevole dopo un inverno e una primavera di super-lavoro.
Eppure sto tornando dall’ufficio con un mattone sullo stomaco e il cuore “stanco”. Non saprei trovare altri definizioni.
Non solo il mio progetto non è stato accettato, per quanto sono stato “gentilmente” invitato a prendermi delle ferie per schiarirmi le idee.
Questo significa che al mio ritorno troverò il posto occupato da qualcun altro sulla mia sedia della sala riunioni.
Al diavolo tutto.
Sapete che vi dico. Questa vacanza me la prendo veramente. Vado via da Milano e stacco con tutto e tutti.
Anche con Sandra che una volta si fa sentire e vedere ed è fantastico. Ma cento volte fa la preziosa, la distratta e non c’è quando vorrei che ci fosse.
Apro il portatile perennemente sul tavolino del salotto e cerco qualche meta cui non avevo mai pensato.
Sud! Sì voglio andare in sud Italia. Ho bisogno di calore, di persone che parlano e comunicano e un posto lontano mentalmente da tutto.
Ischia? Ma sì, non ci sono mai stato. Va bene qualsiasi albergo.
Ecco. Scelgo Hotel Europa. Anche il mio progetto rifiutato, dopo tutto, si chiamava “Europa domani”.
E io domani sarò all’Europa!
Arrivo in tarda serata con dei mezzi che a Milano sarebbero subito additati di scarsa efficienza per lentezza e scarsa puntualità.
Invece mi piace. Mi piace come il tempo in questo posto si allunghi e metta distanze con quello che sto lasciandomi alle spalle.
Abituato alle mie trasferte nei 5 stelle, l’albergo mi sembra piccolo e scarno.
Però c’è un’aria familiare, qualcosa che mi porta indietro nel tempo. Quando da piccolo andavo con i miei nelle pensioni “tutto compreso” di Riccione.
Chiedo subito se posso fare un tuffo in piscina.
Mi cambio velocemente e scendo in costume.
La sera ormai sta colorando di indaco il cielo e le luci sono accese intorno alla piscina.
Il colore dell’acqua è marrone!
Cos’è che non va?
Sandro, il gestore e proprietario della struttura, mi dice che è normale. Sono acque ferrose, termali. E’ normale che si ossidino al termine della giornata.
Dopo qualche momento di esitazione entro in acqua.
Galleggio sul pelo dell’acqua. Sono solo e ormai l’oscurità ha preso il sopravvento su tutto. Un po’ come quando le cose non vanno come dovrebbero e l’unica cosa che puoi fare è, appunto, galleggiare.
Il giorno dopo, pur senza alcuna sveglia, alle 7 sono bello pimpante e con lo stupido istinto di correre a lavarmi per andare chissà dove.
Invece mi impongo di stare fermo.
Prendo una minerale dal mini bar ed esco sul terrazzino che dà proprio sulla piscina. Adesso è vuota e anche Ischia è molto silenziosa.
La piscina termale all’ Hotel Europa a Ischia Ponte
Ad un orario decente scendo a far colazione. Sembra di stare a casa di mia madre. Con le torte fatte in casa e i tavoli con le tovaglie di cotone grosso.
Alle 9 iniziano di nuovo a riempire la piscina.
Alle 10 sono di nuovo lì.
E’ vero. L’acqua non è sempre marrone. All’inizio ha un colore tra il verde e l’azzurro.
Ci sono altre persone. Stranieri soprattutto.
Il non avere la mia solitudine, come ieri sera, mi stizzisce.
Esco presto dall’acqua mi faccio la doccia e inizio un giro lunghissimo per Ischia. Non so esattamente dove andare e cosa fare.
Con addosso ancora il sapore ferroso dell’acqua e mille pensieri che fanno fatica a frantumarsi.
Non so neanche come, ma riesco a tornare all’Europa allo stesso orario di ieri.
Non desidero altro che ritornare nella piscina di acqua ferrosa e galleggiare guardando il cielo serale. Da solo.
Fino a quel momento non avevo ancora riacceso il cellulare.
Prima di scendere in piscina faccio lo sbaglio di riaccenderlo.
Arrivano una serie di messaggi di chiamate perse e sms.
Mia madre, Sandra che si è ricordata di me, un collega che mi chiede un consiglio, Sky Italia che mi prospetta un’estate fantastica attaccato al televisore.
Dopo qualche istante di galleggiamento che non sembra sortire lo stesso effetto della sera prima, sento un turbamento nella quiete dell’acqua.
Qualcun altro è entrato.
Ha un costume bianco, la figura snella e i capelli neri neri. Almeno così sembra.
Solo per un istante mi guarda prima di immergersi. E capisco che ad essere turbata non è stata solo l’acqua.
Ha occhi trasparenti e una fronte spaziosa che tradisce una provenienza lontana.
Mi infastidisce questa presenza. Avrei bisogno di spazio per la mia sana autocommiserazione, per destrutturare per poi ricostruire.
Per il mio lavoro interiore.
Invece lei mi nuota accanto come se la vita non fosse problematica, come se “domani” non fosse un peso ma un’opportunità.
Nuota odiosamente leggera, sfrontata. Incurante dei miei problemi.
Mi aggrappo alla scaletta e rimango fermo per un po’.
Il tempo che lei faccia qualche immersione e poi risalga.
Vicino a me. Troppo vicino, perchè rimanga altro spazio per cose che non hanno senso. O che lo hanno avuto.
Adesso c’è solo Ischia, l’Hotel Europa, la piscina termale, lo spicchio di Luna che fa capolino sopra la sua testa.
E tutto il senso dei suoi occhi dentro ai miei.
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