10 agosto – San Lorenza
Ricordo precisamente il momento in cui, da piccolo, in una delle tante sere delle mie infinite estati, con un sonno che ormai mi stava per portare via, guardai fuori dal finestrino dell’auto di mio padre e vidi oltre il buio del cielo, al lato della strada, una piccola ma luminosissima stella cadente.
Non era la prima, ne avevo viste altre. Ma sempre di sfuggita, velocissimi lampi intercettati con la coda dell’occhio mentre stavo guardando più in là.
Questa, invece, era particolare. Andava piano piano. O così mi sembrava. Senza fretta, seguendo la linea scura del mare calmo.
Cambiò colore due o tre volte e poi sparì.
“Papà. Le stelle cadenti di che colore sono?”.
“Del colore che più ti piace. Dormi Sergio”.
Ho deciso di trascorrere la mia unica settimana di ferie a Ischia. Sfortunatamente mi è stato imposto il periodo più incasinato e costoso dell’estate. Quello di Ferragosto.
Sono al Hotel Europa, proprio a due passi da Ischia Ponte e a qualche passo in più da Ischia Porto.
Quando esco la sera c’è tutto un fermento intorno. Anche se sono dinamiche che non riesco ad afferrare completamente.
Sono solo e non conosco nessuno.
Eppure mescolarmi con la gente la sera mi dà una strana ebbrezza. E’ come se si schiudessero possibilità, come se potessi respirare tutta quella leggerezza che non ho mai avuto.
Seduto al tavolino del bar sul corso principale vedo tanti ragazzi e ragazze che passano. Sembrano tutti ok, sembrano tutti avere una funzione, uno scopo.
O forse sono io che mi sono alienato troppo nei miei inverni di impiegato 9->18.
Probabile. Guardare troppo un obiettivo ti fa perdere tutto quello che c’è intorno.
E quando poi lo perdi, lo rimpiangi. Almeno un po’.
Il fiume di persone che passano davanti al tavolino al bar è sempre più perfetto, sempre più giusto, a mano a mano che passa la notte. Come se fosse una processione organizzata chissà quanto tempo prima.
Le risate ad alta voce, i bisbigli, i gesti, i corteggiamenti e gli ammiccamenti.
Alla fine di questa ipnosi mi accorgo di aver bevuto abbastanza e di aver visto troppo.
Anche se chiudo gli occhi è ancora come se vedessi la gente passarmi avanti.
Faccio per tornare verso l’Hotel Europa e succede un miracolo estivo.
Preannunciato da un paio di forti tuoni, scoppia un fortissimo temporale.
L’acqua in breve satura qualsiasi cosa. Indumenti, luoghi e percezioni. Non c’è più spazio per niente.
Invece del Hotel Europa mi dirigo verso la spiaggia dei pescatori.
E’ lì vicina e l’acqua che mi cade addosso ha il potere di svegliarmi un po’ dal torpore.
Mi tolgo le scarpe e cammino sulla sabbia bagnata. E’ calda e amichevole.
Mi siedo quasi sulla riva. La pioggia sta calando di intensità.
Qualche tuono e qualche portentoso fulmine dopo, la pioggia smette.
Le nuvole piano piano diradano e lasciano nudo un cielo pieno di stelle orgogliosamente luminose.
Dopo qualche attimo di esitazione, anche la spiaggia si rianima con i ragazzi con la chitarra e qualche coppia.
Sarebbe giunto il momento di tornare in stanza. Ho sonno e gli occhi mi si chiudono.
Sto quasi per arrivare al Hotel Europa ma mi fermo su un muretto ancora a guardare il mare.
Da più lontano, con maggiore distacco. Quasi a voler ridimensionare tutto.
“Lorenza!!!” grida una ragazza dal fondo della strada. “Dove vai?”.
Lorenza mi passa a pochi centimetri di distanza.
E’ una creatura della notte nata dalla pioggia d’estate e non posso fare altro che ammirarla incantato.
Quando mi passa vicino, rallenta, mi guarda e sorride.
Certe notti d’estate sono proprio del colore che vogliamo.
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