Metti noi a cena

luglio 22, 2014 at 12:05 am

L’ultima volta che ho visto i miei compagni delle medie non sapevo che, cambiando scuola e quartiere, non li avrei più reincontrati.
L’ultima volta che vidi mia nonna aveva una gamba ingessata e parlava piano ma ero sicuro che l’avrei rivista a Natale o, al massimo, un po’ più in là.
L’ultima volta che andai al cinema sotto casa, vidi un film stupidissimo e mangiai uno scatolo intero di quelle che si chiamavano “bomboniere” di gelato. Qualche mese dopo c’era una pizzeria.

Quasi tutte le ultime volte della mia vita mi hanno colto di sorpresa ed hanno acquistato peso e significato solo col senno di poi.
Questa volta niente da fare.
Sapevo perfettamente che questa vacanza a Ischia sarebbe stata l’ultima per me e Giorgia.
Avevamo già prenotato tutto da mesi.
Avevamo avvisato amici e parenti della nostra partenza ma non gli avevamo detto che tra noi era tutto finito.
Al ritorno avremmo reso pubblica la cosa e poi sarebbe accaduto quello che doveva.

Per tutto il viaggio avevamo parlato e scherzato come se niente fosse.
Come se fossimo stati due vecchi amici in gita.
Come se mesi di accuse e litigi non fossero esistiti.
Poi però mi fermavo a guardare Giorgia di nascosto. Credo che solo di nascosto puoi guardare veramente una persona con cui stai da così tanto tempo.
Era bella come il primo giorno che le chiesi di uscire a  cena con me. Il tempo l’aveva resa solo più interessante e sicura di sé.
Probabilmente solo io mi potevo accorgere di quella ruga al lato della bocca che si era fatta più netta. Forse frutto di tanti “discorsi” ad alta voce.

Questo luglio è capriccioso, ondivago. Un istante fa caldissimo, l’istante dopo una nuvola copre il sole e un venticello tiepido è capace di sollevare brividi sulle braccia scoperte.
A mano a mano che ci avviciniamo al Hotel Europa, la nostra destinazione, il senso di questo viaggio si affievolisce.
Una volta in stanza che faremo? Divideremo il letto? Ognuno si vivrà la vacanza da solo?

E’ già sera quando finiamo di sistemare i bagagli nella stanza.
Scendiamo a mangiare.
Giorgia si è vestita in maniera molto elegante. Anzi, direi che è strepitosa.
Sapendo quali sono ormai i nostri rapporti , penso immediatamente che non lo abbia fatto per me. Che sia già alla ricerca di qualcun altro?
La gelosia è un istinto assurdo e sempre fuori luogo. Un cane spesso a guardia di una casa ormai vuota.

Recensioni Hotel Europa a Ischia Ponte

Scegliamo entrambi la pasta con polpa di granchio e il sautè di totani con patate.
Il vino è un ottimo Biancolella di Casa D’Ambra.
I 12 gradi del bianco ischitano uniti alla stanchezza del viaggio ci rendono immediatamente loquaci.
La conversazione rallenta giusto un po’ quando iniziamo a parlare delle nostre esperienze comuni. Tantissime in tanti anni. Belle e brutte.
Sembra che tutti quegli eventi abbiano adesso un altro sapore. In bilico tra l’inutilità, il tempo perso e la nostalgia.
Ecco un altro sentimento pericolosissimo. La nostalgia.
Deleterio se dura per più di qualche minuto.
Eppure tutto fa da ottimo condimento a ciò che stiamo gustando.
La cena mi sembra la migliore che abbia mai fatto.

Giorgia durante il giorno gira da sola per Ischia.
Non mi dice dove va e cosa fa.
Non ci telefoniamo.
Ci incontriamo solo la sera per la cena.
E’ sempre elegantissima. Indossa vestiti e bigiotteria acquistati sul posto.
Mangiamo il risotto con i gamberi mentre mi parla della bella atmosfera che respira camminando per l’isola.
Io le parlo della piscina termale dell’albergo, della spiaggia dei Pescatori mentre gustiamo la cernia bollita.
E’ come se i nostri discorsi fossero i contorni alla cena. Il naturale accompagnamento.
E il vino non fa altro che oliare qualsiasi argomento. Come se non ci fossero barriere. Come se non ce ne fossero mai state.

Arriva la sera prima della nostra partenza.
L’ultima volta di noi in vacanza assieme.
Lo chef Antonio si supera con la pasta al vento di scirocco e i filetti di pesce bandiera.
Questa sera, però, neanche la Falanghina riesce a sciogliere i nostri discorsi.
Le frasi sono brevi e qualsiasi argomento sembra avere troppi significati e nessuno.
E’ una sorta di stanchezza mentale che ci fa prendere totalmente dai sapori di quello che stiamo mangiando.
Ci guardiamo poco, preferendo una visione periferica di tutto quello che c’è attorno.
I tavoli, i camerieri, le altre persone, la tovaglia, le luci oltre la finestra, il piatto che man mano si svuota delle sue prelibatezze.
Finiamo di mangiare e ci alziamo dal tavolo in perfetto silenzio.
Quando saliamo in stanza c’è una parte del corridoio meno illuminata.
Giorgia mi dà un bacio sulle labbra. Mi coglie di sorpresa.
L’ultima volta?

La piscina termale

luglio 6, 2014 at 11:33 pm

L’inizio dell’estate dovrebbe essere una specie di festa.
Un orizzonte confortevole dopo un inverno e una primavera di super-lavoro.
Eppure sto  tornando dall’ufficio con un mattone sullo stomaco e il cuore “stanco”. Non saprei trovare altri definizioni.
Non solo il mio progetto non è stato accettato, per quanto sono stato “gentilmente” invitato a prendermi delle ferie per schiarirmi le idee.
Questo significa che al mio ritorno troverò il posto occupato da qualcun altro sulla mia sedia della sala riunioni.

Al diavolo tutto.
Sapete che vi dico. Questa vacanza me la prendo veramente. Vado via da Milano e stacco con tutto e tutti.
Anche con Sandra che una volta si fa sentire e vedere ed è fantastico. Ma cento volte fa la preziosa, la distratta e non c’è quando vorrei che ci fosse.
Apro il portatile perennemente sul tavolino del salotto e cerco qualche meta cui non avevo mai pensato.
Sud! Sì voglio andare in sud Italia. Ho bisogno di calore, di persone che parlano e comunicano e un posto lontano mentalmente da tutto.
Ischia? Ma sì, non ci sono mai stato. Va bene qualsiasi albergo.
Ecco. Scelgo Hotel Europa. Anche il mio progetto rifiutato, dopo tutto, si chiamava “Europa domani”.
E io domani sarò all’Europa!

Arrivo in tarda serata con dei mezzi che a Milano sarebbero subito additati  di scarsa efficienza per lentezza e scarsa puntualità.
Invece mi piace. Mi piace come il tempo in questo posto si allunghi e metta distanze con quello che sto lasciandomi alle spalle.
Abituato alle mie trasferte nei 5 stelle, l’albergo mi sembra piccolo e scarno.
Però c’è un’aria familiare, qualcosa che mi porta indietro nel tempo. Quando da piccolo andavo con i miei nelle pensioni “tutto compreso” di Riccione.
Chiedo subito se posso fare un tuffo in piscina.
Mi cambio velocemente e scendo in costume.

La sera ormai sta colorando di indaco il cielo e le luci sono accese intorno alla piscina.
Il colore dell’acqua è marrone!
Cos’è che non va?
Sandro, il gestore e proprietario della struttura, mi dice che è normale. Sono acque ferrose, termali. E’ normale che si ossidino al termine della giornata.
Dopo qualche momento di esitazione entro in acqua.
Galleggio sul pelo dell’acqua. Sono solo e ormai l’oscurità ha preso il sopravvento su tutto. Un po’ come quando le cose non vanno come dovrebbero e l’unica cosa che puoi fare è, appunto, galleggiare.

Il giorno dopo, pur senza alcuna sveglia, alle 7 sono bello pimpante e con lo stupido istinto di correre a lavarmi per andare chissà dove.
Invece mi impongo di stare fermo.
Prendo una minerale dal mini bar ed esco sul terrazzino che dà proprio sulla piscina. Adesso è vuota e anche Ischia è molto silenziosa.

Piscina termale Hotel Europa a Ischia Ponte

La piscina termale all’ Hotel Europa a Ischia Ponte

Ad un orario decente scendo a far colazione. Sembra di stare a casa di mia madre. Con le torte fatte in casa e i tavoli con le tovaglie di cotone grosso.
Alle 9 iniziano di nuovo a riempire la piscina.
Alle 10 sono di nuovo lì.
E’ vero. L’acqua non è sempre marrone. All’inizio ha un colore tra il verde e l’azzurro.
Ci sono altre persone. Stranieri soprattutto.
Il  non avere la mia solitudine, come ieri sera,  mi stizzisce.
Esco presto dall’acqua mi faccio la doccia e inizio un giro lunghissimo per Ischia. Non so esattamente dove andare e cosa fare.
Con addosso ancora il sapore ferroso dell’acqua e mille pensieri che fanno fatica a frantumarsi.

Non so neanche come, ma riesco a tornare all’Europa allo stesso orario di ieri.
Non desidero altro che ritornare nella piscina di acqua ferrosa e galleggiare guardando il cielo serale. Da solo.
Fino a quel momento non avevo ancora riacceso il cellulare.
Prima di scendere in piscina faccio lo sbaglio di riaccenderlo.
Arrivano una serie di messaggi di chiamate perse e sms.
Mia madre, Sandra che si è ricordata di me, un collega che mi chiede un consiglio, Sky Italia che mi prospetta un’estate fantastica attaccato al televisore.

Dopo qualche istante di galleggiamento che non sembra sortire lo stesso effetto della sera prima, sento un turbamento nella quiete dell’acqua.
Qualcun altro è entrato.
Ha un costume bianco, la figura snella e i capelli neri neri. Almeno così sembra.
Solo per un istante mi guarda prima di immergersi. E capisco che ad essere turbata non è stata solo l’acqua.
Ha occhi trasparenti e una fronte spaziosa che tradisce una provenienza lontana.
Mi infastidisce questa presenza. Avrei bisogno di spazio per la mia sana autocommiserazione, per destrutturare per poi ricostruire.
Per il mio lavoro interiore.

Invece lei mi nuota accanto come se la vita non fosse problematica, come se “domani” non fosse un peso ma un’opportunità.
Nuota odiosamente leggera, sfrontata. Incurante dei miei problemi.
Mi aggrappo alla scaletta e rimango fermo per un po’.
Il tempo che lei faccia qualche immersione e poi risalga.
Vicino a me. Troppo vicino, perchè rimanga altro spazio per cose che non hanno senso. O che lo hanno avuto.
Adesso c’è solo Ischia, l’Hotel Europa, la piscina termale, lo spicchio di Luna che fa capolino sopra la sua testa.
E tutto il senso dei suoi occhi dentro ai miei.