A Ischia: io, lei e il pancione (quinta parte)
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L’unica cosa che mi secca quando sono in un albergo è il fatto di dovermi vestire e scendere per fare colazione. Sono un abitudinario.
Ho bisogno del mio posto a tavola, della mia tazza del latte, del caffè buono (dalla mia macchinetta), del mio giornale (più recentemente del tablet) e non devo essere disturbato da nessuno.
Fare colazione al Hotel Europa è meno traumatico. Qui trovo sempre le torte fatte in casa, i biscotti, le fette da tostare e le marmellate, oltre alle cose salate che piacciono tanto agli stranieri. L’atmosfera è tranquilla e i camerieri discreti non ti costringono alla conversazione se tu non vuoi farne. Posso dire che dopo casa mia, questo posto è il migliore per fare colazione.
La mattinata è piena di sole ma ancora non calda. Decidiamo quindi di fare due passi verso la vicina Ischia Ponte. Il piccolo borgo ai piedi del Castello Aragonese è veramente delizioso quando non è troppo affollato.
Ci arriviamo in pochissimo tempo anche se camminiamo sempre con la solita calma dovuta al “prezioso carico”. Il piccolo ogni tanto sembra cambiare posizione o almeno così dice Lorena. Qualche volta credo anche di averlo sentito muoversi toccando la parte centrale del pancione.
Quando arriviamo vicini al diritto camminamento che porta al Castello troviamo un centinaio di persone che suona, canta e balla. Abbiamo beccato un matrimonio ischitano!
Una delle costanti dei nostri viaggi in Italia e nel mondo è che vediamo sempre una coppia di sposi che o stanno facendo le foto o stanno per entrare in chiesa o ne sono appena usciti.
Non capisco se è la gente che si sposa sempre e ovunque o se siamo noi che abbiamo scritto nel destino che le nostre esperienze di viaggio debbano per forza essere arricchite da un matrimonio locale.
La parte “in esterna” di questo matrimonio ischitano sembra ben organizzata. Uomini in costume antico suonano strumenti d’epoca e cantano canzoni, immagino, della tradizione popolare.
Gli invitati sono disposti a cerchio intorno ai musicanti e agli sposi.
Sono tutti sudatissimi anche se mostrano un’allegria quasi eccessiva.
Credo che non ci sia peggiore maledizione che ricevere un invito per un matrimonio in piena estate.
Tanto quanto, le donne possono mettere vestiti scollati e sandali ma noi uomini siamo costretti a scarpe chiuse e giacca. Un vero supplizio.
Fatto sta che siamo all’aperto, sotto al sole, ed è estate quindi sudano tutti indistintamente.
Accanto a questo festoso e umido cerchio c’è un lungo tavolo dove dei camerieri dispongono ricchi piatti di paste cresciute, tartine farcite, panzarotti, verdure grigliate, frittatine e tanto altro ben di dio.
Quando i camerieri riempiono i piatti, il cerchio festoso si assottiglia e gli invitati sciamano verso il tavolo. Incuranti del fatto che quei cibi aumentino la sudorazione.
Quando i piatti finiscono il cerchio si ripopola di festeggianti sempre più allegri e sudati. Mentre i camerieri vanno in un vicino ristorante a ricaricarsi per un’altra tornata.
Lorena ed io restiamo lì per un po’. Il tempo di vedere due o tre migrazioni cerchio-tavolo, tavolo-cerchio poi ci incamminiamo. Ci basta guardarci negli occhi per capire che difficilmente ci verrà appetito a pranzo.
[fine quinta parte]
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